Che cosa pensiamo quando sentiamo pronunciare la parola scienza? Qualcosa di rigido, determinato e grigio; qualcosa che si basa sulla definitezza di teoremi e regole matematiche. Qualcosa di estremamente noioso e scostante.
Eppure la scienza è più morbida e sorprendente di quanto non siamo abituati ad immaginare. Ed è talmente sotto i nostri occhi che abbiamo smesso di vederla.
A oggi, “to many – too many” – per dirla alla Michael Brooks, giornalista scientifico, la scienza è altro dall’ordinario; altro dall’andare a prender il pane, dal legger un buon libro, dall’ascoltare della bella musica, dal visitare una mostra; dal lavorare; invece è dentro ognuna di queste cose, le permea, le trasforma, le migliora (a volte se usata male purtroppo le peggiora).
Scienza è giocare a nascondino, è dipingere con gli acquerelli, è un’immagine sullo smartphone, è un fiore che nasce, è una lampada a luce solare, è un lettore mp3 che contenga l’intera opera di Mozart, è un volo Milano-San Francisco, un vetro colorato o la raccolta differenziata.
Ma non è solo utile.
La scienza è un’avventura, un’avventura che appartiene a tutti, fatta di storie, di scoperte, di errori, di scommesse e di rivoluzioni; se è vero che la comprensione della realtà è legata alla nostra capacità di giocare, di provare, simulare, testare e immaginare, che cos’è dunque la scienza se non vita quotidiana?

Ilaria Arosio
Ricercatrice Inaf